Ritiro sociale in adolescenza
di Sara Boffito
di Sara Boffito
Il ritiro sociale è oggi una delle manifestazioni di sofferenza più diffuse tra gli adolescenti.
Si tratta di un fenomeno assai complesso che, se inizialmente ha coinvolto soprattutto i giovani in Giappone, dove il fenomeno degli Hikikomori ha assunto dimensioni quasi epidemiologiche, rappresenta ormai anche in Europa e in Italia uno degli esiti più pericolosi e angoscianti per i genitori della crisi evolutiva adolescenziale.
L’adolescente, che si trova a cimentarsi con il crollo dell’ideale infantile, con le trasformazioni spesso inquietanti del proprio corpo e con il confronto talvolta impietoso con i coetanei, può sentire il compito evolutivo di diventare adulto, separarsi, come insormontabile e vivere come terrorizzante l’incontro con il mondo. Allora la crescita può essere accompagnata da una ricerca attiva di esperienze di “ricerca del chiuso”, che incominciano spesso con il ritiro da scuola, poi dalle relazioni sociali, fino ad arrivare nei casi più gravi a una vera e propria autoreclusione.
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In molti casi l’utilizzo massiccio degli schermi, che comprende la dipendenza da videogiochi e la limitazione dei contatti sociali a quelli attraverso internet, contribuisce a un’illusione di onnipotenza, autarchia, possibilità di arrestare lo scorrere del tempo e negare i bisogni di contatto con il mondo esterno. Tale blocco della comunicazione può essere assai preoccupante, poiché rende quasi impossibile avvicinare e comprendere di che natura sono i pensieri che l’adolescente tiene “sigillati” nella sua mente: se si tratta di rimuginazioni ossessive, pensieri psicotici, ideazioni suicidarie.
La psicoanalisi permette di comprendere la complessità dei meccanismi psichici del ritiro, che, di caso in caso, possono essere molto diversi. Il rifugio in fantasticherie idealizzate può essere, in alcuni casi, fisiologico, transitorio e anche nutritivo di capacità creative dell’adolescente; in altre situazioni, di particolare fragilità identitaria, è invece un segnale di allarme importante che allerta sullo strutturarsi di una psicopatologia.
L’approccio psicoanalitico è capace di riconoscere come a una sintomatologia apparentemente simile – la chiusura sociale – possano essere sottesi funzionamenti molto diversi che necessitano di un trattamento specifico.
di Sara Boffito
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