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Il fatto scelto

“La verità in psicoanalisi V” di René Roussillon

“La verità in psicoanalisi V” di René Roussillon

di René Roussillon
(
Traduzione di Olimpia Sartorelli)

Con l’introduzione del concetto di “realtà psichica” Freud amplia il proprio modello di funzionamento mentale. Si delinea così uno scenario secondo il quale la realtà esterna è indifferente al soggetto, non conta, quel che conta è invece l’impatto che la realtà esterna ha avuto sulla realtà soggettiva, quali tracce ha lasciato in essa.

La realtà soggettiva certo non è indipendente dalla realtà esterna alla quale è stata confrontata, tuttavia ciò che più conta per il soggetto non è  l’impatto diretto con ciò a cui è stato confrontato, ma il modo in cui quest’impatto ha lasciato tracce in lui. Ritroviamo qui una realtà soggettiva. La realtà psichica è una realtà soggettiva.

Il principio di realtà non è più allora la trasformazione del principio di piacere; il principio di realtà prevale, è antecedente al principio di piacere. Questa teorizzazione trasforma in modo considerevole tutta la concezione del lavoro analitico.

Rievocando il titolo di un lavoro di Serge Leclaire: “Smascherare il Reale”, possiamo dire che ci troviamo di fatto nell’ambito del Reale, così come verrà poi inteso da Lacan. Qualcosa che prevale sul piacere, il dato storico.

Questo non implica la scomparsa del principio di piacere/dispiacere ma ne cambia la  funzione. Secondo la celebre frase di Freud: “Wo Es war, soll Ich werden” (Dov’era L’Es deve subentrare l’Io), possiamo intendere che dove qualcosa è stato, è accaduto (senza soggetto né oggetto), là deve nascere il soggetto. Il processo di soggettivazione è quindi un processo di integrazione soggettiva.

Nel 1893, all’inizio della teorizzazione freudiana, avevamo tre tracce legate tra loro in un modo poco chiaro, ora siamo di fronte a una vettorizzazione. Dove c’è stata traccia mnestica percettiva, dove si è inscritta la materia prima, non suscettibile di divenire cosciente secondo Freud (1923),

si rende necessario trasformarla e vedremo come l’idea di trasformazione avrà un impatto considerevole sulla problematica della verità.

Del resto lo stesso concetto di inconscio deve subire in questa nuova ottica una trasformazione, poiché così pensando, non esiste più un solo tipo di inconscio ma diverse forme di inconscio: un inconscio primario, non in grado di accedere alla coscienza; un inconscio classico, derivato dalla rimozione e un inconscio suscettibile di diventare conscio (che corrisponde al preconscio) attraverso un allargamento, una connessione con le funzioni associative preconsce.

Tre tracce, tre destini diversi di memorie, tre problematiche diverse del rapporto con la verità.