Per la rubrica NOTIZIE DAL DIVANO: Inutilità
di Anna Ferruta
Nella mia mente di psicoanalista, aperta l’ascolto di giovani in difficoltà, transitano esili profili di figure che attraversano gli ampi spazi della Stazione Centrale movendosi veloci, isolate, non è chiaro in quali direzioni. I tabelloni luminosi indicano numerose mete che si succedono velocemente, si accendono e si spengono. Nella conversazione psicoanalitica molti giovani pazienti si presentano così smarriti: hanno sufficienti risorse professionali e materiali e sono sull’orlo della fine degli studi e si aggirano perplessi, sospesi, ad ogni livello affettivo, lavorativo, sociale. Avevano intrapreso studi che si presentavano promettenti in linea con interessanti innovazioni tecniche, gestionali, filosofiche. Ma ora si fa strada dentro di loro un senso di inutilità, proprio nel momento in cui vivono l’esperienza di essere arrivati sulla soglia dell’ingresso pieno nella vita sociale.
Il sistema è pronto ad utilizzare le competenze acquisite, ma all’insegna dell’irrilevanza delle loro responsabilità personale: di che cosa e per chi potrebbero avere l’esperienza di sentirsi significativi? Il percorso di crescita personale e di formazione termina nell’atrio pieno-vuoto della Stazione Centrale. In che direzione andare per sentirsi responsabili di qualcuno e qualcosa che sia utile anche per altri, non solo autoriferito? Non è certo il caso di ripiegare sulla falsa pista di un ritiro da hikikomori, ma lo smarrimento di fronte alla prospettiva di prendere il treno dell’insignificanza è grande. Ecco che si manifesta una di diversa forma è lo stesso spreco di energie naturali che affligge il nostro tempo