TI RACCONTO LA STORIA: INTERVISTA A LUCIANA NISSIM (seconda parte)
di Marta Pezzati
“…io son viva nella memoria delle persone che mi hanno voluto bene, che hanno imparato qualcosa lavorando con me. […] Per me, che lui abbia girato la testa o non l’abbia girata proprio non mi interessa, perché ovunque fosse lui (si riferisce a Dio), non c’ero io…”
Luciana Nissim Momigliano
Il 3 luglio del 1998 Luciana Nissim Momigliano rilascia una lunga intervista per l’USC, lo Shoah Foundation Institute.
Dopo aver chiesto di raccontare tanti episodi della sua vita, l’intervistatrice si concentra su domande che riguardano il rapporto con Dio, la scelta di vita professionale ed i pensieri sul futuro (Luciana, già malata, morirà il 1 dicembre dello stesso anno).
Ho estrapolato alcuni toccanti passaggi che inseriscono questo breve contributo, all’interno del lavoro che la redazione del sito del CMP sta portando avanti intervistando i nostri Maestri proprio su temi che riguardano il rapporto tra vita e psicoanalisi.
Luciana Nissim: Invece io sono rimasta (nella Comunità ebraica)… perché io non sono religiosa, non sono sionista, ma sono ebrea. Solo in qualche modo, anche se non so cosa sia. Allora io faccio parte… infatti lì c’è il bollettino… però non vado a votare, non vado in sinagoga, non partecipo a niente, non mi farò seppellire da loro. Mi farò cremare. Però… eh…questa cosa… io sono stata molte volte a rischio di vita, sì, molte volte, però mai mi è venuto in mente di pensare a Dio.
Intervistatrice: Cosa pensa?
Luciana Nissim: Penso che finisce tutto… che io son viva nella memoria delle persone che mi hanno voluto bene, che hanno imparato qualcosa lavorando con me. […] Per me, che lui abbia girato la testa o non l’abbia girata proprio non mi interessa, perché ovunque fosse lui (si riferisce sempre a Dio), non c’ero io
Intervistatrice: Lei ha ancora dei sogni?
Luciana Nissim: Sogni? Eh, mi piacerebbe sì, scrivere ancora qualcosa, mi piacerebbe scrivere… sogni eh? Mi piacerebbe forse vedere un bambino di Alberto (suo figlio) e scrivere ancora qualcosa di scientifico. Perché diventando vecchi si imparano tante cose, si. Sogni … eh? No, no, non ho tanti sogni.
Intervistatrice: Lei ha un messaggio per le generazioni future? Per i giovani di oggi? Per suo figlio?
Luciana Nissim: Nooo (più volte, schermendosi e sorridendo)
Luciana Nissim: Beh… il messaggio è questo, appunto, lavorare, darsi con devozione alle cose che si fanno, fare quello che si crede che sia importante fare… non fare le cose per il successo, per farsi un monumento… per i soldi o per la gloria, ma così, per il valore delle cose che si fanno. Si, questo si. E poi credere nella vita, anche quando le cose vanno peggio e sembra che tutto sia distrutto. Pensare che invece in qualche parte c’è qualche fiore che nasce, che riprenderà la vita. Questo! Quindi credere nella vita, credere davvero nelle cose che si fanno e non nei soldi o nelle vanità. Però, non lo chiamerei mai un messaggio… per carità di Dio… Mandare un messaggio alle generazioni future? Non scherziamo. Ma scherziamo? (sorridendo)
Intervistatrice: Quali sue decisione e azioni sono state influenzate dalla sua storia, dalla sua esperienza?
Luciana Nissim: L’esperienza del campo, dice?
Intervistatrice: Sì, del suo passato sì.
Luciana Nissim: Non so, immagino tutto, però io amo pensare che ho girato pagina. Che è stato un libro dell’orrore ma che ho chiuso e ne ho cominciato un altro, della leggerezza dell’amore. Però penso che no… che questo ci sia dentro. Ma penso, fra le varie fortune che ho avuto, anche quella di riuscire a girare a pagina. Io son venuta via da Auschwitz, non son più la’.
Per l’intervista completa si veda:
www.shoah.acs.beniculturali.it