martedì 16 maggio 2023 / ore 21.00
FRONTIERE DELLA PSICOANALISI
Addomesticare la storia: i confini violenti
Francesco Remotti – Professore emerito di Antropologia culturale, socio dell’Accademia nazionale dei Lincei
dialoga con
Arturo Cattaneo – Prof. Ordinario di Letteratura Inglese presso l’Università Cattolica di Milano
Chair Ronny Jaffé – Psicoanalista SPI e IPA con funzioni di training
Siamo ancora figli dell’enorme ‘addomesticamento’ della storia (degli extra-europei) seguito alla scoperta dell’America nel lontano 1492? I confini violenti con cui ancora oggi ci confrontiamo devono qualcosa allo stravolgimento dei concetti (e delle realtà umane ad essi collegate) centro/periferia inaugurato con l’irruzione degli europei nel mondo altro (o così percepito)? Quanto la visione eurocentrica continua a influenzare la nostra percezione del mondo e di noi stessi?
Sono domande su cui vorremmo riflettere insieme, partendo da alcune narrazioni storico-culturali che hanno inciso profondamente sul nostro immaginario collettivo: i diari di Cristoforo Colombo, La tempesta di Shakespeare, il Robinson Crusoe di Defoe, Il diario dell’artista da giovane di Joyce, fino agli scrittori caraibici contemporanei. In particolare, toccheremo il problema dell’identità nazionale, socio-culturale e linguistica sia dei colonizzatori europei nella fase di costruzione dei grandi imperi coloniali (costruzione che presuppose, storicamente, più che una decostruzione una distruzione dell’esistente, un vero e proprio genocidio di popoli, lingue e culture) e sia del corrispondente problema da parte dei colonizzati, espropriati di una propria lingua e cultura oltre che di un luogo di origine. E’ un problema che ha cominciato a porsi chiaramente nel corso del Novecento e segnatamente dopo la seconda guerra mondiale, a seguito della decolonizzazione: la crisi di identità nazionale sovrapposta e intrecciata a quella di identità personale.
a cura del prof. Arturo Cattaneo
Partirei dal titolo: “Addomesticare la storia: i confini violenti”. Se interpreto bene, “addomesticare” significa ridurre, attenuare o trasformare in qualcos’altro la violenza che si addensa ai confini.
- A) La violenza si addensa ai confini dei “noi”, in quanto i “noi” sono il massimo della comunicabilità all’interno (intimità, linguaggio condiviso), mentre gli “altri” sono i rappresentanti delle differenze (di linguaggio, di costumi), quindi dell’incomunicabilità.
NB: il linguaggio umano è uno strumento ineguagliabile di comunicabilità (crea i “noi”) e proprio per questo erige barriere di incomunicabilità con gli altri. (Quanto più comunichiamo in noi, tanto meno comunichiamo con gli altri, che parlano un’altra lingua).
- B) Per non trasformarsi in barriere, i confini vanno “addomesticati”, trasformati in zone di contatto, di scambio, di condivisione, di passaggio (Tylor 1889: <<“da sempre le tribù selvagge hanno avuto ben chiara in mente la semplice e pratica alternativa tra “sposarsi fuori” o “essere uccisi fuori”>>).
Mi vengono in mente tre casi:
1) In Nuova Guinea. I Mae Enga: <<noi sposiamo i nostri nemici>>. Anche: fare una vera e propria “politica delle somiglianze” con i propri nemici, cacciatori di teste.
2) Tupinamba del Brasile: cannibalismo passivo. La buona morte: essere mangiati dai nemici. Unico modo per superare l’incompletezza peculiare degli esseri umani e così accedere alla Terra senza Male (immortalità).
3) Rapporto di simbiosi tra Lese e Efe (foresta dell’Ituri – Congo): nonostante che siano denigrati dai coltivatori Lese, i pigmei Efe si rivelano essere i cacciatori e liberatori del “male” (kunda) che si annida nel “noi” dei Lese. Una vecchia lese diceva: “La vita senza gli Efe? La vita senza gli Efe, è male”.
a cura del prof. Francesco Remotti